In realtà ci abbiamo messo quasi un anno a definire quello che sarebbe stato il succo del progetto Re Giallo: Interludi. La sceneggiatura ebbe diverse stesure, una più complessa dell’altra, e io mi divertivo a buttar giù tutto quello che mi veniva in mente senza tenere conto delle cose che NON avevamo: soldi, attori professionisti e soprattutto tempo. Emiliano Guarneri (che già stava sommando anni su anni al suo THE UFO) mi esortò a non tener conto di alcun limite, anzi mi spronò a scrivere tutto quello che sentivo di scrivere, e devo dire con estrema commozione che fino a oggi ha sempre supportato ogni mia idea senza battere ciglio.
Molte cose furono messe su carta e poi abbandonate, spesso dal sottoscritto, che oltre a essere sceneggiatore doveva fare un po’ da produttore, quindi rendersi conto di cosa proprio era fondamentale e cosa no. Quello che veramente importava era lavorare insieme a persone con delle buone idee, tanta voglia di fare e fiducia nei nostri (miseri) mezzi. E per quanto riguarda la storia, beh, volevo che ci fosse dentro Lovecraft, certi simbolismi ricorrenti della mia vita, una spruzzata di Lynch (mitigata dallo spirito hitchcockiano di Guarneri) e soprattutto un bel pessimismo di fondo del tipo: “tutti dobbiamo morire, ma vediamo come quelli che cercano di evitarlo finiscono solo per peggiorare le cose.”
Spesso scrivevo senza cercare una coerenza, parallelamente disegnavo tutto quello che mi veniva in mente, sapendo che prima o poi ne sarebbe scaturito un senso. Ancora una volta, i sogni mi guidavano verso la meta, così ne dedussi che i sogni stessi sarebbero stati uno degli elementi principali della storia che avremmo raccontato.
Molte cose furono messe su carta e poi abbandonate, spesso dal sottoscritto, che oltre a essere sceneggiatore doveva fare un po’ da produttore, quindi rendersi conto di cosa proprio era fondamentale e cosa no. Quello che veramente importava era lavorare insieme a persone con delle buone idee, tanta voglia di fare e fiducia nei nostri (miseri) mezzi. E per quanto riguarda la storia, beh, volevo che ci fosse dentro Lovecraft, certi simbolismi ricorrenti della mia vita, una spruzzata di Lynch (mitigata dallo spirito hitchcockiano di Guarneri) e soprattutto un bel pessimismo di fondo del tipo: “tutti dobbiamo morire, ma vediamo come quelli che cercano di evitarlo finiscono solo per peggiorare le cose.”
Spesso scrivevo senza cercare una coerenza, parallelamente disegnavo tutto quello che mi veniva in mente, sapendo che prima o poi ne sarebbe scaturito un senso. Ancora una volta, i sogni mi guidavano verso la meta, così ne dedussi che i sogni stessi sarebbero stati uno degli elementi principali della storia che avremmo raccontato.